I venerdì dell’osservatorio: un cratere lunare fatto in casa

Venerdì 14 aprile 2023: l’ennesimo venerdì uggioso come ormai succede da più di cinque mesi a questa parte. Nonostante le premesse negative, un numero record di visitatori si è presentato all’osservatorio, tra cui alcuni studenti e studentesse della scuola media di Castelmassa accompagnati da genitori e insegnanti. Il cielo coperto e una leggera pioggia hanno reso impossibile l’osservazione al telescopio, per cui l’attività di divulgazione si è svolta all’interno. Abbiamo quindi tenuto una mini-conferenza sulla Luna con una sorpresa finale…

Il nostro satellite naturale tende ad essere un po’ snobbato dagli astrofili, che quasi sempre lo hanno osservato molte volte in tutti i modi possibili; la Luna piena inonda il cielo notturno di luce che rende difficile l’osservazione degli oggetti dello spazio profondo più interessanti, come ammassi stellari (di cui abbiamo parlato durante la precedente apertura al pubblico) e nebulose. Nonostante questo, la Luna è sempre uno spettacolo per coloro che non l’hanno mai vista attraverso un telescopio.

La Luna disegnata da Galileo Galilei

I momenti migliori per osservare la Luna al telescopio sono le notti in cui la luna non è piena; la parte più interessante, infatti, è il cosiddetto terminatore, cioè la fascia che separa la parte illuminata da quella in ombra. Lungo il terminatore i raggi del Sole arrivano quasi in orizzontale e proiettano ombre attorno ai crateri. Queste ombre aiutano a rendere meglio l’aspetto tridimensionale della superficie lunare, al punto che attraverso un buon telescopio sembra quasi di “volare” sulla superficie del nostro satellite. Galileo Galilei ha riportato le sue osservazioni della Luna nel libro Sidereus Nuncius, avanzando per iscritto l’ipotesi che le ombre che aveva osservato al telescopio fossero prodotte da montagne, contrariamente a quanto affermato da Aristotele che riteneva la Luna una sfera perfetta.

Quale modo migliore per studiare i crateri lunari che provare a costruirne uno? Basta prendere un asteroide di almeno 50km di diametro e scagliarlo a 40’000 km/h verso la Luna. Pensandoci bene forse non è molto pratico, per cui abbiamo preparato un “Art Attack” astronomico per mostrare ai presenti, soprattutto ai più giovani, come costruire un cratere lunare con un sottovaso, un po’ di farina, sabbia e un pezzo di terra secca.

Si versa la farina nel sottovaso creando uno strato spesso un paio di centimetri. La farina rappresenta la superficie lunare che è composta da materiale polveroso molto fine. Si ricopre la farina con uno strato di sabbia, per simulare la parte esterna della superficie che è stata resa scura dalla radiazione solare. A questo punto serve l’impatto di un asteroide: si scaglia un piccolo pezzo di terra al centro del sottovaso (occhio a prendere bene la mira!): la terra si disintegra proprio come fa un vero asteroide a contatto con la roccia solida sotto la superficie, e scaglia il materiale tutto intorno.

Il cratere fatto in casa ha tutte le caratteristiche principali di un vero cratere: ha colore chiaro, perché l’asteroide ha scavato la superficie esterna; inoltre, parte del materiale espulso dall’impatto ha formato dei raggi chiari che si allontanano dal cratere. Simuliamo il Sole a picco illuminando il sottovaso dall’alto con una torcia elettrica: non vengono prodotte ombre, come succede quando la Luna è piena, ma si nota bene il contrasto di colori tra la superficie scura e il cratere più chiaro. Illuminando il cratere di lato simuliamo la luce radente lungo il terminatore, che proietta ombre e consente di cogliere la struttura tridimensionale del cratere.

Il video qui sotto mostra tutti i passi necessari a realizzare l’esperimento. Provate anche voi!